Nome di dieci leggi romane. Derivano il loro nome dal fatto di essere state
emesse da appartenenti alla
gens Iulia, principalmente da Giulio Cesare e
Ottaviano Augusto. Molte di esse erano norme di diritto pubblico. Tappa
fondamentale della costituzionalità romana fu la promulgazione della
L.I. de civitate Latinis danda, con la quale il console Lucio Giulio
Cesare concedeva a tutti i Latini la cittadinanza romana. Questa legge, divenuta
esecutiva nel 90 a.C., permise a Roma di conquistarsi l'alleanza incondizionata
del popolo latino. Infatti il conferimento della cittadinanza ufficiale era
molto ambito dai limitrofi, in quanto apportatore di notevoli agevolazioni
civili ed economiche. Di Giulio Cesare si conoscono la
L.I. de pecuniis
repetundis (59 a.C.) intesa a frenare la corruzione dei pubblici ufficiali,
la
L.I. sumptuaria, emanata per porre un freno ai lussi eccessivi di una
parte della cittadinanza. Il problema della morigeratezza fu poi sentito anche
da Ottaviano Augusto che emise una legge analoga alla
sumptuaria per
interdire lo sfoggio di indumenti troppo raffinati. Tra le legislazioni augustee
intese a migliorare la vita pubblica sono di certa attribuzione la
L.I. de
ambitu del 18 a.C. contro le corruzioni elettorali e la
Lex iudiciorum
publicorum et privatorum del 17 a.C. che si può considerare una tappa
della civiltà romana assieme alla
L.I. de vi privata ed alla
L.I. de vi pubblica, emanate nello stesso anno con un vasto capitolato.
Nell'ambito del diritto privato rientra la legislazione matrimoniale della
L.I. de maritandis ordinibus, emanata da Augusto nel 18 a.C. per regolare
e in certi casi vietare i matrimoni fra persone appartenenti a ceti diversi o
moralmente compatibili. Fine ultimo di questa legge era comunque quello di
invitare al matrimonio tutti coloro che ne avevano la capacità giuridica
e fisica per incrementare lo sviluppo demografico di Roma. Infine la
L.I.
majestatis promossa nell'8 a.C. ancora da Augusto. Con questa legge egli
intese rinforzare la propria posizione di reggente, condannando chiunque avesse
offeso il nome e la dignità dell'imperatore.